UNA TOMBA VUOTA PER VEDERE E CREDERE!

Veglia pasquale
“È questa la notte di cui è stato scritto: la notte risplende come il giorno…
Questa è la notte in cui il cielo si unisce alla terra, Dio si unisce all’uomo” (Preconio Pasquale). Ecco l’annuncio che fa fremere il cuore dei credenti e ridona speranza. Cristo è risorto! La Pasqua non è semplicemente una festa tra le altre feste, è “la festa delle feste”, “la solennità delle solennità”.
Per questo gli evangelisti tutti, nei loro scritti, non mancano di fissare un tempo per un evento così decisivo: “Il primo giorno dopo il sabato, Maria di Magdala si recò al sepolcro di buon mattino…”.
Cosa è avvenuto in quel primo giorno dopo il sabato?
L’unica fonte che abbiamo sono loro… i vangeli. E tutti con sfumature diverse ci dicono che tutta la nostra fede è basata sull’assenza di un cadavere! Noi crediamo sulla testimonianza di chi ci ha detto di aver trovato una tomba vuota.
Non è facile credere a questa notizia, lo so bene. Vedremo in questi cinquanta giorni, la fatica che hanno fatto gli apostoli, che è la nostra, a convertire il cuore a questa sconcertante novità. Proviamo insieme a pensare a quei primi passi di quel giorno dopo il sabato… quando era ancora tutto buio.
Proviamo ad intrufolarci anche noi in quelle stradine deserte, inzuppate di incensi e di mirre. Anche noi… nascosti in quei giorni, a vedere da lontano, quell’Uomo che, aggrappato ad una croce, si trascinava solitario sulla nuda collina di Gerusalemme.
E poi lassù a penzolare su quel patibolo. È ancora notte fonda a Gerusalemme quando in due, tre case c’è qualcuno in movimento. Lanterne che si accendono, donne indaffarate che si pettinano, si vestono, si preparano. Il gallo, nascosto chissà dove, che inizia il suo canto!
È questo loro canto mattutino che mette la musica nei piedi di alcune donne che, all’aurora di un mattino ebraico, all’incrocio di strade diverse, si chiedono l’un l’altra: “Chi rotolerà per noi la pietra dal sepolcro?”. E sfidando tutto e tutti, sciolgono i catenacci della porta e si mettono in viaggio.
Non ce la fanno a dimenticare. È buio a Gerusalemme e nei loro cuori. Una notte trascorsa insonne a ricordare… a non riuscire a dimenticare. Quelle scene strazianti sono ancora ferita aperta nella mente e nel cuore. Camminano le donne strette l’una all’altra… quasi a farsi coraggio… e giungono finalmente al luogo, pronte ad ungere il cadavere del maestro… dell’amato. Appena giunte al sepolcro, si trovano davanti ciò che mai avrebbero immaginato: “Voi cercate Gesù il Nazareno, il crocifisso? Non è qui è risorto!”. E le donne entrano e vedono una tomba vuota! Una tomba vuota per vedere e credere! La Pasqua, tuttavia, ha già inizio nel loro gesto di attraversare la notte, di non fuggire. È questa la notte di cui è stato scritto “la notte risplende come il giorno… notte in cui il cielo si unisce alla terra, Dio si unisce all’uomo!”.
E in effetti proprio la notte è il tempo nel quale biblicamente si consumano i più grandi atti d’amore a beneficio dell’uomo, come quello della divisione del mare diventato asciutto per il passaggio degli Israeliti e la disfatta degli Egiziani o quello dell’Incarnazione a Betlemme (Dio si fa uomo di notte), oppure quello dell’ “ora” nella quale Gesù venne arrestato e consegnato… e adesso… ecco la notte che cede il passo al giorno! E in questa nuova notte… vanno le donne, quando il sole non si era alzato ed era ancora buio fitto! Quando tutto sembra perduto, quando la notte della vita sembra buia come non lo è mai stata, quando nella mente si fa sempre più strada il pensiero secondo cui “ormai non c’è più nulla da fare!”… quando il cuore è schiacciato dalla pesante pietra del dolore e non trova la forza di amare, ecco che una luce si accende, un bagliore rompe l’oscurità e annuncia un nuovo inizio. Maria Maddalena è stata la prima ad incontrarlo, stando al vangelo di Giovanni. Lei amava Gesù profondamente… era pazza, “fuori di testa” per Lui che le aveva ridato la vita . Come si può vivere quando tuo marito, tua moglie, tuo figlio, il tuo amore, ti viene tolto? Si può ancora vivere?
Gesù le dirà: “Non mi trattenere”. E lei imparerà l’amore. Pasqua sarà per lei imparare ciò che mai prima d’ora aveva imparato: ad amare. Solo allora inizierà a correre! Inizia il movimento della Pasqua. La Pasqua è mettersi a correre! Arrivata da Pietro e Giovanni imporrà anche a loro di correre. E così Pietro e Giovanni corrono nel silenzio della città ancora immersa nel sonno. Il sole si sta alzando e inonda di luce la pietra beige che riveste le abitazioni di Gerusalemme. Corrono per le stradine di Gerusalemme… il fiato manca. Pietro, meno giovane, si attarda; scendono rapidamente oltre la cava dove ancora si ergono le croci dei condannati. I soldati romani di guardia sono spariti, la tomba di Giuseppe di Arimatea è aperta, la pesante pietra che ne bloccava l’ingresso ribaltata. Giovanni aspetta… ed ecco arrivare anche lui: Pietro. Si guardano… non si dicono nulla. Eccoli abbassarsi e costatare che Gesù è scomparso. Lì c’è solo il lenzuolo, come sgonfiato, afflosciato e il sudario al proprio posto, come se Gesù si fosse dissolto. Insomma: Arriva prima Giovanni, vede ma non entra; Simon Pietro invece arriva dopo, vede ed entra . Poi entra anche l’altro discepolo… e di lui si dice che vide e credette. Di Pietro non si dice questo: di Pietro si dice solo che vide, ma non che credette. Ma cosa vuol dire tutto questo? Ma che vangelo strano!? E invece questo vangelo racconta il senso profondo della Pasqua per ognuno di noi. Simon Pietro nel vangelo è la razionalità, l’uomo che vuole capire, che dubita, l’uomo che vuole comprendere Dio con la sua testa. Fa grandi proclami ma, poiché non è collegato al suo cuore, quando poi c’è da seguirlo, sempre lo tradisce e lo abbandona.
La razionalità vede: sì, la nostra testa sa che oggi è Pasqua; sa che Pasqua è la resurrezione del Risorto; sa che Gesù vive; sa che Gesù continua a vivere in noi. Lo sa perché ha studiato al catechismo, lo ha studiato nei libri di teologia, ma tutto questo non cambia nulla nel suo cuore; tutto questo non scalfisce di un centimetro la sua vita e non produce nulla. L’altro discepolo (Giovanni) invece rappresenta l’amore. Il vangelo di Gv lo dice più volte: “Quello che Gesù amava”… “colui che posa il suo capo sul petto di Gesù”. È solo Giovanni che vede e crede. È solo l’amore che può capire cos’è Pasqua. Se il tuo cuore non vive, non si emoziona, non piange, non vibra, non sussulta; saprai che è Pasqua ma non cos’è la Pasqua. Pasqua non è un’idea ma un’esperienza, un incontro, una rivoluzione, che ti cambia la vita, che ti entra dentro e che ti fa totalmente diverso da prima. Loro… quelli che hanno vissuto con lui non sanno cos’è la Pasqua; loro la Pasqua l’hanno vissuta sulla loro vita. Pasqua è: incontrare il Risorto nella tua vita e il suo incontro ti cambia, ti stravolge la vita. Pasqua non è una domenica: Pasqua è il giorno in cui tu lo incontri. Tutto è iniziato da quella corsa. La tomba è ancora lì… esattamente lì dove la trovarono Pietro e Giovanni.
Ed è rimasta vuota.
AUGURI FINALI
Buona Pasqua a chi ostinatamente ama senza risultati. Buona Pasqua agli amici che conservano la fede in questa società che divora e omologa. Buona Pasqua ai tanti cercatori di Dio, così diversi eppure tutti toccati dalla Parola che ci cambia. Buona Pasqua a chi è in lutto, a chi sente di avere sbagliato tutto. Buona Pasqua, a noi… fragili discepoli del Maestro: Gesù è veramente risorto.