Tommaso non c’era!”

II DOMENICA DI PASQUA
Quella sera le porte erano chiuse… il timore dei giudei era forte… la paura dominava nel cenacolo al buio… paura di fare la stessa fine del maestro… ma soprattutto paura di se stessi, di come lo avevano abbandonato, tradito, rinnegato così in fretta.. “Venne Gesu’, stette in mezzo a loro…” e saluto’ nel modo piu’ familiare e ordinario, dando tuttavia un senso nuovo a quella parola “Shalom” (pace).
Il Cristo che appare nel chiuso della sera e’ il Gesu’ crocifisso. Le sue mani e il costato lo dimostrano. Mostra loro le mani e il costato… e i discepoli provano gioia al vederlo! Quel saluto di pace “che rinnova la scena”, suonera’ per loro come un invito ad andare: “Come il Padre ha inviato me… così io invio voi”. Una nuova creazione viene affrescata nel racconto giovanneo. Gesu’ alito’… soffio’ su di loro… e quello Spirito divenne per loro forza che spinse ad uscire… e andare! “In principio era la Parola”… il vangelo di Giovanni segnala fin da subito la ripresa della creazione.
Il soffio di Dio che aleggiava sulle acque (Genesi 1,1)… il soffio di Dio che dette vita ad Adamo… quello stesso soffio che riporto’ in vita le ossa inaridite di Ezechiele 37, e’ qui che da’ respiro alla missione della Chiesa. Soffio’ e disse loro: ricevete lo Spirito Santo.
E fu così che su quel pugno di creature, chiuse e impaurite, scese il vento delle origini, il vento che soffiava sugli abissi, che scuote le porte chiuse! Ma Tommaso la sera di quel primo giorno non c’era, annota Giovanni. Giunge in ritardo e… nonostante l’entusiasmo dei suoi che raccontano quanto era successo… esprime la sua esigenza di vedere e toccare i luoghi della sofferenza.. “venne Gesu’… otto giorni dopo…” e stavolta e’ tutto per lui!
Mi conforta pensare che, se anche trova chiuso, non se ne va’ il maestro. Otto giorni dopo e’ ancora lì: l’abbandonato ritorna da quelli che sanno solo abbandonare… Lo scenario e’ simile a quello di otto giorni prima: anche adesso la porta e’ chiusa e anche adesso il saluto di pace accoglie lo stupore. Le parole del risorto, non sono di condanna per Tommaso che non ha creduto alla parola dei suoi fratelli… ma accompagna il suo desiderio di compiere lo stesso cammino degli altri. “Tommaso, metti qua il tuo dito nel foro dei chiodi, stendi la mano, tocca!”. Le ferite del Risorto, diventano per lui feritoie d’amore: nel corpo del crocifisso l’amore ha scritto il suo racconto con l’alfabeto delle ferite, indelebili… come lo e’ l’amore. E scopro ancora e sempre che Gesu’ non si scandalizza dei miei dubbi, ma mi tende le sue mani. A Tommaso basta questo gesto. Non e’ scritto che abbia toccato.
E sara’ così che proprio da lui e non dagli altri, sgorghera’ la prima e piu’ bella professione di fede “mio Signore e mio Dio”. Gesu’ accoglie il dubbio e il coraggio di Tommaso. Il coraggio di non accontentarsi e di mettersi in ricerca… in attesa!
Quante volte abbiamo usato l’esempio di Tommaso per indicare qualcuno che testardamente si rifiuta di credere a meno che non abbia prove inconfutabili e concrete? Se Tommaso non avesse rivendicato il proprio diritto a vedere il suo Signore risorto, forse oggi avremmo avuto dei buchi nella fede, perche’ sarebbe mancata la narrazione della cura che il Signore ha per quanti e quante intendono preconfezionate le risposte ai propri dubbi e cercano… e attendono! L’incontro con Tommaso permette di domandarsi cosa vuol dire vedere il Cristo! Cosa vuol dire credere!!! E’ il Risorto stesso che accompagna alla ricerca delle risposte. “Vedere” il Cristo e’ riconoscerlo nella sua Parola.
La fede non viene da cio’ che si vede, ma da cio’ che si ascolta, come ricorda Paolo in Romani 10,17; la fede nasce dalla Parola. Dopo la parola che Gesu’ rivolge a Tommaso, questi non ha piu’ bisogno di toccare: ha davvero incontrato il Risorto e puo’ chiamarlo “mio Signore”… e non solo dei suoi fratelli. Confessare che Cristo e’ il “mio” Signore e Salvatore, passa attraverso l’incontro personale con lui, attraverso la sua parola. Concludo… e ritorno a Tommaso e alla sua gelida risposta al racconto entusiasta dei suoi.
Non crede ai suoi amici… non crede perche’ quel giorno son fuggiti.. e lui con loro: fuggiti tutti senza pudore! Non crede, Tommaso, alla Chiesa fatta da insopportabili uomini fragili che, spesso, nemmeno sanno riconoscere la propria fragilita’.
Non crede ma resta, e fa bene. Non fugge la compagnia della Chiesa, non si sente migliore. Rassegnato, masticato dal dolore… segnato dal sogno infranto… ancora resta. E fa bene! Torna Gesu’, apposta per lui… per me… per noi!
Ogni domenica, entro nel cenacolo… con tutte le mie paure… con la mia notte; e attendo che Lui venga, come allora, a tirarmi fuori… a soffiarmi dentro e restituirmi la gioia che viene dal suo saluto “Shalom”… questo accade ogni domenica!!! Che ci crediamo o no… la domenica e’ il giorno del suo venire e stare in mezzo. Se non ci trova… aspettera’… e poi ritornera’ sette giorni dopo… come per Tommaso!